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<font size="3">Folco Quilici, scrittore</font>

<font size="3">Prima ringrazio di essere nato in un periodo in cui questo mestiere aveva un senso, il mestiere che faccio io avrà senso anche dopo, ma sarà diverso. Io sono nato e vissuto in un periodo in cui c'era ancora il fascismo, ho visto la guerra, ho visto nascere una nuova Italia; avevo un padre giornalista e una madre pittrice che mi hanno molto aiutato in questo mestiere, nel vedere e capire e disegnare anche se con la macchina da ripresa, quello che vedevo in un periodo straordinario del mondo.</font>

<font size="3">Il mondo è rimasto quasi praticamente uguale fino alle due guerre mondiali poi per motivi sociali, economici, politici e per importanti scoperte scientifiche, il mondo è cambiato, ed io sono riuscito a fruire delle cose moderne del mondo nuovo, telecamere, obiettivi, possibilità di riproduzione, registrazione dei suoni, fedeltà dei colori e delle immagini. Cogliere le immagini del mondo che andava scomparendo, soprattutto tra il ’50 ed il ’60, è stato di grandissima importanza, e non era tanto importante la qualità di quei film, di quelle fotografie, di quei libri, ma il fatto che hanno documentato qualcosa che andava molto rapidamente scomparendo.</font>

<font size="3">Se voi pensate che i poveri dinosauri ci hanno messo 250 milioni di anni per tentare di evolversi, qualcuno tentando di mettersi in piedi alcuni, forse, tentando di socializzare... ma certamente sappiamo che avevano seguito tutta una loro evoluzione. E' bastata la caduta di un meteorite nello spazio di una notte, pochi giorni, e tutto si è cancellato completamente, non ci è rimasto niente.</font>

<font size="3">Ecco noi abbiamo vissuto una piccola trasformazione di questo genere, la maniera di vivere del mondo intero si è trasformata ed io ho avuto la possibilità di fare, per finire di rispondere alla sua domanda, un mestiere che mi ha dato la fortuna non solo di vedere tutto questo ma, dovendolo documentare, vederlo con una forte intensità.</font>

<font size="3">Ora, per esempio, se mi dovessi ritrovare a 18 anni, se dovessi ritrovarmi allo stesso punto di partenza forse non rifarei lo stesso mestiere, perché ho paura che non avrei la grandissima fortuna che ho avuto di vedere tutte le differenze, perché tutto sta diventando molto uguale. Ci sono dei giorni in cui si esce da un albergo in capo al mondo si prende un taxi e si può confondere in che città si è; la maniera di vestire e di essere si fa sempre più somigliante, io ho visto un mondo ancora molto, molto diverso che era tanto interessante, vorrei dire anche molto divertente, anche se molto faticoso da cogliere. Oggi non so se mi potrebbe interessare, anzi potrei dire che già non mi interessa più, sto lavorando più sul mio passato che sul presente.</font>

 

 

<font size="3">Moderatrice: Maria Sole Pomara</font>

<font size="3">Un altro tema: la Vita. La Filosofia antica ha sempre insegnato che la cultura è un essere vivo e c’è un certo Lovelock che ha parlato di un’ipotesi Gaia cioè che tutta la Terra è viva. Lei come percepisce questa vita? Prima parlava di parlare alle piante, come percepisce la vita della natura del mare? Percepisce questa vita, si può percepire questa vita?</font>

 

 

<font size="3">Folco Quilici, scrittore</font>

<font size="3">Si può percepire anche in questi ultimi tempi quanto soffre, si può percepire. Gaia era un’ipotesi molto bella, molto poetica ma anche molto giusta, perché non esiste più nessuno, a meno che non viva nella completa ignoranza, che non capisca che ogni cosa che accade ha un immediato riflesso su tutto il resto. Siamo un tutt'uno con il mondo naturale, c'è un modo di comunicare diverso da quello che intendiamo normalmente (linguaggio, telefonini), c'è un comunicare tra mondi diversi, che la scienza mette sempre più in evidenza.</font>

<font size="3">C’è un grande scienziato del mare che dirige tutto il centro di ricerche in Sicilia ed è espertissimo soprattutto sui problemi del tonno, e dice che i tonni stanno parlando con il mare e il mare sta parlando con i tonni, per trovare delle soluzioni ai loro problemi. I tonni sono stati sempre abituati ad essere pescati, già nel neolitico si pescava il tonno, e pensate che all’inizio di questo secolo c’erano 40 tonnare solo in Sicilia e più di 400 nel Mediterraneo dalla Sicilia alla Spagna. La tonnara era raccontata dai greci e dai romani, poi Tito Livio fa la descrizione della tonnara, il tonno si era abituato a quello scontro con l’uomo. Adesso che è cambiato il gioco, e si pesca in tutt’altra maniera, lui si sta a sua volta adattando e ascolta il linguaggio del mare che parla ai tonni.&nbsp; </font>

<font size="3">Io penso che una delle cose più interessanti della scienza moderna sia questo tentativo di entrare in questi linguaggi: stiamo cercando di capire, per esempio, e questo è un campo che io conosco molto bene perché ci lavoro molto, il linguaggio delle balene. Le balene sembravano essere degli esseri mitici molto lontani, adesso si è scoperto da 20 anni a questa parte, e da 10 anni è diventata una conferma totale, che le balene sono di casa nel Mediterraneo in quello che è il triangolo dei cetacei (la Liguria, la Corsica, la Toscana) in quel triangolo lo studio fatto ha classificato già un migliaio di grandi cetacei. </font>

<font size="3">Come li ha identificati? Li ha identificati dal loro linguaggio, perché parlano in continuazione. Noi adesso li abbiamo registrati, ed abbiamo migliaia di ore di registrazione per capire come parlano, non quello che si dicono perché questo poco interessa, ma come fanno a comunicare. Purtroppo i telegiornali non mandano quasi mai in onda queste notizie.</font>

<font size="3">Volevo tornare al discorso del linguaggio perché c’è un linguaggio di Gaia più generale che probabilmente è una super Gaia. C’è probabilmente&nbsp; un linguaggio universale, e poi c’è un linguaggio specifico che ci permette di conoscere meglio il modo con il quale siamo venuti a scontrarci crescendo troppo, anche come numero in molte zone del pianeta, ma anche crescendo troppo come presunzione. Ci crediamo i padroni assoluti di casa, quando invece dovremmo sentirci degli inquilini di questo pianeta, a pari merito con tante altre forme di vita che solo apparentemente subiscono, ma non è così; erché se noi danneggeremo tanto il mare da ucciderlo, il mare cambierà e si adatterà a noi, noi dobbiamo cercare di capire, non so se filosofeggiando o analizzando scientificamente, io penso che le due cose vadano insieme, e non buttarci in un pessimismo assoluto su questo mondo trasformato perché il mondo si è sempre trasformato!</font>

<font size="3">Qualche giorno fa ho sentito da un grande scienziato del clima dire che queste condizioni generali del nostro pianeta, le trasformazioni, l’inquinamento, sono iniziate con l’era industriale, ma cari miei questo è cominciato molto prima, quando è finita l’ultima glaciazione!</font>

 

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<font size="3">Moderatrice: Maria Sole Pomara</font>

<font size="3">Ancora una domanda: lei svolge un lavoro che diciamo si è creato da solo, quando ha iniziato a documentare a noi italiani il fondo del mare, in cui si è realizzato e, penso, in cui ha plasmato i suoi sogni, anche agendo nel sociale. Cosa può quindi consigliare ai giovani per raggiungere i loro sogni, cosa devono mettere in gioco?</font>

 

 

<font size="3">Folco Quilici, scrittore</font>

<font size="3">È un domanda praticamente quasi quotidiana che tanti giovani, attraverso il telefono o con le e-mail o attraverso amici, mi rivolgono.</font>

<font size="3">Io non so che cosa dire perché sono radicalmente cambiati i contesti, gli strumenti di lavoro, il mondo della comunicazione rispetto a quello che io ho visto, studiato, analizzato, filmato e io non saprei come indirizzarli. I giornali, la televisione, sono cambiati, anche gli editori sono cambiati, vedo la difficoltà di chi comincia a superare delle barriere, vedo che la televisione non dà spazio, qui c’è per i giovani una barriera insormontabile, forse è anche colpa nostra. Noi dovremmo fare come gli antichi greci, come gli eschimesi che si buttavano nel mare quando non erano più capaci di andare a caccia, invece noi andiamo ancora a caccia. Io sconsiglio ai giovani di fare la stessa strada che ho fatto io non c’è più la strada.</font>

 

 

<font size="3">Moderatrice: Maria Sole Pomara</font>

<font size="3">Al di la del campo, quale virtù è migliore da utilizzare: la tenacia, la grinta, la perseveranza o l’astuzia? E in che cosa bisogna allenarsi?</font>

 

 

<font size="3">Folco Quilici, scrittore</font>

<font size="3">Sono tutte cose che servono, però secondo me è importantissimo leggere, e vedo che si legge sempre di meno. Non ha importanza se si legge un giallo o un fumetto, e nemmeno se poi si fa il commerciante di computer, questa mancanza di lettura io la trovo un difetto che porta l’uomo di domani ad essere intrappolato in certe strade già prefabbricate.</font>

<font size="3">Non hai più la possibilità di ragionare in proprio, certo c’è il cinema ma è una forma passiva, non c’è&nbsp; ginnastica mentale. Io faccio tante presentazioni dei miei libri, ma una sola volta ho visto un giovane. Nemmeno i miei figli hanno letto i miei libri.</font>

<font size="3">I giovani, quando la maestra dà dei libri da leggere, cercano le edizioni più piccole… Forse cercherò di fare un libro di 15 pagine. </font>

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<font size="3">Moderatrice: Maria Sole Pomara</font>

<font size="3">“Non è filosofo colui che utilizza parole strane e parla lingue quasi incomprensibili o che cita moltissimi dati, filosofo è colui che ama la conoscenza. Essere filosofo non ce lo dà nessuna facoltà, nessuna università, nessuna scuola, essere filosofo è qualcosa di naturale nell’uomo.</font>

<font size="3">Immaginiamo di avere un’aquila dentro una gabbia, possiamo dire, aprendole la gabbia e vedendola volare che le abbiamo insegnato a volare? No! Quell’aquila sapeva già volare solo che stava in una gabbia che non le permetteva di volare.</font>

<font size="3">In qualche modo tutti noi abbiamo un’aquila interiore, un essere alato dentro di noi, questo essere con ali è il filosofo.</font>

<font size="3"><i>La vera Filosofia è questa chiave d’oro che permette di aprire questa gabbia per elevarci e volare”. </i>(JAL)<i></i></font>

 

<font size="3">Si tratta di un meccanismo di liberazione che ci permette di aprire gabbie, di rompere catene, superare limiti, abbandonare pregiudizi, combattere paure, allumare l’ignoranza.</font>

<font size="3">Un uccello vola battendo le ali, per poter volare si appoggia all’aria e sale. Anche noi dobbiamo appoggiare le nostre ali sulla sostanza del mondo archetipico, le idee elevate, questo insegna Platone con il Mito della Caverna e quello della Biga Alata.</font>

<font size="3">Nutriamoci di idee elevate, di valori, che non siano i <i>“valorucoli”</i> di veline e palestrati; questo promuove il rinnovamento individuale, la gioia individuale, la primavera interiore e permette una trasformazione reale nella società.</font>