<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3"><b>Federico II di Svevia</b></font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">&nbsp;</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">Un tiranno? Un Re, un Imperatore, un Filosofo? </font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">“Chi pensi di essere stato?” chiede la Storia a Federico.</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">Egli appare solo e vecchio, seduto alla sua scrivania, la spada posata, avanti un libro.</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">Quasi sfrontata, implacabile ecco la “Storia”, che come un giudice inflessibile gli chiede conto delle sue azioni, mettendolo davanti al suo operato.</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">Incalzante fra botta e risposta si snoda il dialogo.</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">Gli ricorda quanti lo hanno osannato, ma anche quanti lo avrebbero preferito morto o in catene.</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">Egli ha diviso, disorientato, rotto equilibri, cambiato regole. Ha aperto conflitti all’interno della società e operato fratture mentendo e tradendo la fiducia del Papa, e così riunito la corona di Sicilia e Germania.</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">“Sei stato un presuntuoso!” lo accusa la “Storia”.</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">Con inaspettata energia l’Uomo l'affronta: “quanti hanno lasciato una così rivoluzionaria impronta?” chiede Federico, che spiega il fine delle sue azioni, il sogno che voleva realizzare: tornare alle origini, a Roma e restituire alla figura dell’Imperatore il suo significato, quello cioè di asse del mondo, portatore sulla terra dell’ordine del cielo e di pace duratura, benessere e giustizia per tutti.</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">Orfano, fin da bambino nelle trame dei corrotti del potere, seppi riunire un Impero. Riconquistai senza combattere, solo con la diplomazia e la mia amicizia con varie personalità musulmane ed ebree, i luoghi Santi, come Gerusalemme e Nazareth. Le crociate davano lustro al Papato e ingrassavano i mercanti, e così me li sono trovati contro: volevano martiri. Sottomisi però nel sangue le velleità di quei feudatari inaffidabili e di quei Saraceni sanguinari, ma salvaguardando così ordine, pace e giustizia.</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">Come anche, per ragioni prettamente economiche, ho dovuto combattere i comuni del nord della penisola italica, che persero non la loro libertà ma la loro autonomia, ovvero la possibilità di controllare la politica mediante l’economia, come facevano le ricche corporazioni.</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">Ma nonostante tutto, il mio impero è stato un esempio di unità, nel rispetto e nella convivenza fra popoli, religioni e culture diverse. Arabi, Ebrei, Cristiani uniti nel “Sapere”, per quella conoscenza che amavo, in una terra formata su pace e giustizia, dove i corrotti pagano e dove lo Stato provvede ai bisogni e all’istruzione di tutti.</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">Questo è stato il sogno per cui ho combattuto e dedicato la mia vita.</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">Federino infine a sua volta domanda: “chi altri, o “Storia”, pensi ci sia riuscito?”</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">…Lei, l’implacabile giudice, scuote la testa senza poter rispondere…</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3">&nbsp;</font>

<font face="Verdana,Arial,sans-serif" size="3"><i>Una leggenda vuole Federino II dormiente al fianco del Re del Mondo, nelle viscere di una montagna. Pronto a risvegliarsi e a riprender il suo posto alla guida dell’umanità, non appena i corvi neri smetteranno di volare intorno alla cima della montagna…</i></font>