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Giuseppe Mazzini

Giuseppe Mazzini, nato a Genova nel 1805, vive la sua gioventù in un clima anelante di libertà, di Italia unita e libera da domini stranieri. L’idea repubblicana di Mazzini non risulta gradita a Carlo Felice di Savoia che lo imprigiona per cospirazione. In seguito gli occorrono solo due mesi per fondare il movimento politico Giovine Italia. Altre condanne lo porteranno in esilio per mezz’Europa: Marsiglia, Grenchen (Svizzera), Londra.

Malgrado lo stato da esule, rimane fedele alla sua visione di Stato e la propaga fondando movimenti politici indipendentisti: Giovine Polonia, Giovine Germania e precursore assoluto, Giovine Europa.

Nuove nazioni con antichi retaggi, affidate allo spirito indomito dei giovani!

Mazzini deve confrontarsi con la situazione geopolitica di fine ‘700, animata da grandi cambiamenti politici (rivoluzione americana e francese) ma pochi progressi sociali:

“La società si componeva, in tutti i paesi dove quei principi furono proclamati, d'un piccol numero d'individui possessori del terreno, del credito, dei capitali; e di vaste moltitudini di uomini non aventi che le proprie braccia, forzati a darle, come arnesi di lavoro, a quei primi e a qualunque patto, per vivere.”

Il potere economico passa dall’aristocrazia alla borghesia ma per il popolo contadino poco cambia. Per i lavoranti delle prime fabbriche della rivoluzione industriale la qualità di vita, se possibile, peggiora.

“[…]E questo pensiero delle classi privilegiate di fortuna, riguardo alle classi povere, diventò rapidamente pensiero di ogni individuo verso ogni individuo. Ciascun uomo prese cura dei propri diritti e del miglioramento della propria condizione, senza cercare di provvedere all'altrui.”

Cresce l’aspetto della competizione a discapito della collaborazione. Nelle fabbriche si lavora a cottimo: chi più produce più guadagna. La competizione porta all’isolamento dell’individuo.

“Gli uomini senza vincolo comune, senza unità di credenza religiosa e di scopo, chiamati a godere e non altro, tentarono ognuno la propria via, non badando se camminando su quella non calpestassero le teste dei loro fratelli, fratelli di nome ma nemici nel fatto.(…) Ma questa è guerra, e noi vogliam pace: è repressione tirannica, e noi vogliamo educazione. Educazione, abbiamo detto; ed è la gran parola che racchiude tutta quanta la nostra dottrina. La questione vitale che s'agita nel nostro secolo è una questione di Educazione.”

In Mazzini il conflitto tra libertà individuali e sociali si risolve in una visione educatrice della politica. Non solo fornire il diritto alla libertà e  rimuovere gli ostacoli che ne impediscono la realizzazione in ogni cittadino, ma promuovere una cittadinanza attiva e responsabile dove la salvaguardia del bene comune e la solidarietà siano più importanti degli egoismi e delle avidità di parte.

Bibliografia:

·        Indro Montanelli, L’Italia giacobina e carbonara, Rizzoli, Milano, 1972;

·        Paolo Rossi, Dei doveri dell'uomo - Fede e avvenire, Mursia, Milano, 2008.