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Epitteto

“La realtà si divide in cose soggette al nostro potere e cose non soggette al nostro potere. In nostro potere sono il giudizio, l'impulso, il desiderio, l'avversione e, in una parola, ogni attività che sia propriamente nostra; non sono in nostro potere il corpo, il patrimonio, la reputazione, le cariche pubbliche e, in una parola, ogni attività che non sia nostra.(1.1)”

Epitteto nasce nel 50 d. C a Hierapolis, nell'attuale Anatolia (Turchia), e giunge giovanissimo a Roma, suo malgrado, come schiavo del potente Epafrodito, personaggio vicino a Nerone. Educato agli insegnamenti della filosofia stoica, dopo la morte dell’imperatore diventa a sua volta maestro. Nell’89 (o 93 d.C.)  subisce l’esilio da parte di Domiziano.

Il Manuale di Epitteto è un compendio del pensiero etico dello stoicismo romano espresso in modo più ampio nelle Diatribe. Trascritto in greco da un  discepolo di Epitteto, lo storico  Flavio Arriano, il Manuale è composto da 53 frasi che suonano come un incitamento costante alla pratica delle virtù morali.

“Quando qualcuno ti fa del male o dice male di te, ricordati che costui agisce o parla pensando che gli sia conveniente. Non è dunque possibile che egli segua quello che sembra a te, ma seguirà quello che sembra a lui.[…] Muovendo dunque da queste considerazioni, ti comporterai in modo indulgente nei confronti di chi ti insulta. Infatti ad ogni insulto dirai - Così è sembrato a lui -” .

Epitteto analizza e riflette su ciò che spaventa l’uomo, dando ad ogni motivo di sofferenza una visione filosofica e trovando le risposte nella natura trascendente dell'essere umano. Si confronta in questo modo con la vita e la morte, il dolore e la gioia, la salute e la malattia, incoraggiando una visione della vita più ampia ed incentrata sul miglioramento individuale.

 “La malattia è un impedimento per il corpo, ma non della tua scelta morale […] L’essere zoppo è un impedimento della gamba, ma non della tua scelta morale.”

La risposta di Epitteto matura nella sofferenza della condizione di schiavitù che non gli impedisce di cercare e trovare una libertà interiore, una coerenza di pensiero e azione, svincolandosi dalle catene fisiche. Ne risultano idee su cui non solo riflettere, ma con cui affrontare la vita quotidiana con sano spirito di  libertà.

“Il primo e più necessario campo della filosofia è quello che riguarda l’uso dei principi filosofici, come ad esempio non mentire.”

Bibliografia:

·        Hadot P., Manuale di Epitteto, Einaudi, 2006;

·        Menghi M., Manuale di Epitteto, BUR, 1996.