Continuo Giulia Cardinale

L’interesse per la storia, di conoscere il passato, scrivere ciò che accade, è molto più antico di Erodoto, e ovviamente non è una peculiarità del mondo occidentale ma un’attitudine naturale dell’uomo.

Quando noi per esempio abbiamo vissuto una giornata meravigliosa oppure triste, ciò che ricordiamo non è la data, né l’ora, ma perché abbiamo vissuto gioia o dolore. Come esseri umani, infatti, non siamo robot programmati per ricordare semplicemente date e fatti, ma vogliamo sapere come è nato un fatto, qual è la causa, che conseguenze ha generato.

Questo significa andare in profondità, riflettere, dialogare, discernere e arrivare ad una sintesi.

Perciò da questo punto di vista, Erodoto non si può considerare come il padre della storia, ma il più grande scrittore antico che seppe dare un ordine cronologico ai fatti che raccontava.

Omero, quando cantava la guerra di Troia, raccontava anche lui un fatto storico che, anche se non era ordinato cronologicamente, era storia viva.

Tutti sappiamo infatti che si credeva che la guerra di Troia fosse una fantasia, un mito creato dai greci. Però dal secolo scorso l’esistenza di Troia e quella dei suoi straordinari personaggi, di cui Omero ci parla, non sembra più una teoria.

Il profondo desiderio dell’uomo di conoscere le radici del proprio disegno, raccontando la storia, possiamo interpretarlo anche come espressione di rendere eterno ciò che si fa.

Non solo in occidente ma anche in oriente, tutti i popoli antichi si sono preoccupati di conoscere profondamente i fatti storici narrando la storia passata.

In Egitto, per esempio, sulle pareti dei templi la storia veniva raccontata con immagini, e non veniva raccontato solo l’aspetto religioso o le grandi battaglie, per esempio di Ramses II, ma anche la vita quotidiana. Troviamo immagini che raccontano le azioni dell’uomo nella quotidianità e questo significa che la storia in qualche modo è stata sempre di interesse dell’essere umano, ed è propria dell’uomo, poiché tutti gli uomini in qualche modo cercano di rendersi immortali in qualcos’altro, cercano di fare storia.

La storia non l’hanno fatta solo Alessandro Magno, Napoleone ma anche uomini più umili e meno noti che erano vicini ai più grandi e famosi. Inoltre non dobbiamo vedere la storia come materia esclusiva degli storici ma di tutti noi, perché la storia è l’esperienza dell’Umanità.

Vediamo che la storia in qualche modo si ripete, però mai esattamente alla stessa maniera, come nessuna cosa si ripete allo stesso modo, e questa è una delle tante meraviglie della vita. Nessun giorno lo viviamo allo stesso modo. Ogni momento della nostra vita ha la sua importanza, ha una forza storica, ogni istante ha una particolarità.

Ogni momento della storia umana, del passato dell’umanità, racchiude una realtà che non si può ripetere in modo uguale, perciò è inutile cercare di rivivere in modo nostalgico.

Ciò che dobbiamo prendere dal passato sono gli elementi validi per ricostruire un’altra volta il futuro.

Attraverso la storia vediamo che le civiltà nascono, crescono, muoiono.

Perché le civiltà cadono?

Come per esempio la Grecia, l’Impero degli Han in Cina, Aryavarta in India, l’Egitto.

Questa è una domanda che dobbiamo farci, però senza tristezza, ma con una sana curiosità dell’uomo che sta davanti al tempo e si chiede perché è accaduto questo, cosa è accaduto in questi luoghi, perché le pietre durano più degli uomini.

La storia non è mossa solo da fattori materiali.

Quando osserviamo una colonna, quella di un tempio per esempio, quello che abbiamo davanti non è semplicemente una colonna, ma l’idea di verticalità, di comunicazione tra la terra e il cielo, l’idea della stabilità, di elevazione, il calcolo della resistenza dei materiali usati.

Questo significa vedere al di là della materia. Quando una cultura, un uomo, perde la fede in se stesso, l’entusiasmo nella famiglia, nella patria, nella religione o in tutto ciò che lo aveva sostenuto, quest’uomo inizia a veder crollare le sue speranze, la realtà. Quando le culture perdono lo spirito, perdono la loro capacità civilizzatrice, si affievolisce la lingua, la creatività, si ripetono le parole che si ascoltano, non c’è amicizia, né amore, né filosofia. 

Ogni civiltà si appoggia fondamentalmente su esseri umani, perciò è importante conoscere le nostre aspirazioni profonde per scrivere il libro della storia.

Dobbiamo conoscere chi siamo (presente), da dove veniamo (passato), verso dove andiamo (futuro), e mettere in relazione questi tre aspetti che svegliano e rendono attiva la nostra coscienza perché c’è un io-ricordo che si trasforma in esperienza assimilata e ci permette di riconoscere ciò che di buono e meno buono caratterizza la storia del’umanità. Senza io-ricordo e io-coscienza cadiamo in due estremi pericolosi: rinnegare il passato e andare a tentoni verso il futuro, o rimanere ancorati ad un passato nostalgico che blocca i nostri passi verso il futuro.

Dobbiamo osservare il nostro mondo non per esaltarlo né per disprezzarlo, ma per capire quali sono le sue caratteristiche, i punti di forza e quelli deboli, che dobbiamo superare per evitare che si traducano in punti di rottura.

Attualmente viviamo in un momento difficile come tanti altri della storia, sia dal punto di vista economico che morale e di convivenza. Tutti dubitiamo di tutti, non ci sentiamo sicuri, protetti, e tutto questo è il risultato dell’impoverimento dell’essere umano che si riduce ad un cumulo di muscoli, ossa, istinti, passioni e piaceri, fini a se stessi e molte volte egoistiche, dimenticando la vera natura dell’uomo figlio di Dio che ha la sua parte più elevata nella propria volontà di agire con inesorabile perseveranza nella realizzazione di azioni quotidiane utili a se stessi e agli altri.

Abbiamo un passato che attraverso l’io-ricordo ci permette di riconoscere il perché del presente che è figlio del passato, e il passato e il presente daranno vita a un nuovo figlio che è il futuro. Un figlio che all’inizio sarà piccolo, ma che appoggiandosi alla coscienza data dall’esperienza, crescerà sempre di più.

Ognuno di noi deve aver fiducia in se stesso e nella vita per rendere migliore ciò che non ci piace.

E per avere fiducia in noi stessi dobbiamo mettere in pratica quelle capacità che caratterizzano la natura dell’uomo: Intelligenza, Volontà, Generosità.

Volontà come tenacia negli obiettivi da raggiungere. Intelligenza nel valutare obiettivamente cause ed effetti.

Generosità come azione che dà vita a cose buone e giuste per noi stessi e per gli altri.

In Nuova Acropoli insegniamo nei nostri corsi di formazione al volontariato la filosofia attiva, intesa come amore per la conoscenza messa in azione.

Se l’uomo non ricerca per conoscere i suoi limiti e superarli, le sue capacità per metterle a servizio, la sua forza morale per vincere il disordine mentale e psicologico, la pigrizia e la comodità, per vivere la generosità, non può pretendere di fare storia, perché non è capace di modificare in meglio se stesso e di conseguenza il mondo in cui vive.

La filosofia attiva ci porta anche a conoscere e riflettere sulle diverse forme di organizzazione della società nel tempo, per capire la finalità della società e il ruolo dell’uomo all’interno della società.

Sapere che da sempre l’essere umano ha cercato di relazionarsi non solo con se stesso ma con gli altri per realizzare una sana convivenza, ci fa capire la storia.

Insegniamo che filosofia ci guida a conoscere gli insegnamenti della storia, che è, appunto, una filosofia della storia.

Questo tipo di ricerca attiva ci permette di riconoscere i diversi momenti della storia che anche se sembrano ripetersi hanno diverse caratteristiche e questo è quello che dobbiamo riconoscere. Capire che le forme cambiano ma gli effetti di ciò che chiamiamo crisi si ripetono, probabilmente perché ancora non abbiamo imparato bene la lezione che la storia dell’umanità ci ha dato, perché mancano l’io-ricordo e l’io-coscienza, mancano la memoria storica e la capacità di mettere in relazione i fatti, manca l’obiettività nell’interpretarla.

Facciamo quindi del ricordo, della memoria, un valido strumento per sviluppare l’io-coscienza, per capire il perché dei fatti, per rialzarci davanti agli errori tante volte quanto è necessario per correggerci.

Non imprechiamo, non gridiamo vendetta, non giudichiamo il mondo nel quale viviamo, ma diciamo a noi stessi ciò che Cristo disse a Lazzaro: alzati e cammina.

Il nostro camminare è verso il futuro, un futuro che reclama un mondo nuovo e migliore, così come l’uomo che sa riflettere, mettersi in discussione, incontrare punti di unione e soprattutto vuole perfezionarsi, migliorarsi, vuole fare storia con azioni generose e intelligenti, valide e utili perché ha imparato dalle lezioni della storia che cambiando, migliorando se stesso, può cambiare e migliorare la storia.

Essere ottimisti come ci insegna la filosofia è saper reagire intelligentemente e non accomodarsi, giustificarsi, nascondersi dietro gli errori altrui. Questo sano ottimismo, questa fiducia in se stessi e nella vita, al di là delle difficoltà che incontriamo, condito con un sano realismo, ci permette di costruire, giorno dopo giorno e passo dopo passo, il futuro.