Mostra “Lib(E)ri Tutti!” - Tolleranza

Voltaire

Preghiera a Dio

“[…] Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli!
Che essi abbiano in orrore la tirannia esercitata sugli animi […]
Se i flagelli della guerra sono inevitabili,

non odiamoci,

non dilaniamoci gli uni con gli altri quando regna la pace,
ed impieghiamo l’istante della nostra esistenza per benedire egualmente in mille lingue diverse,
dal Siam alla California, la tua bontà che ci ha dato questo istante.”

François - Marie Arouet, noto con il nome di Voltaire, nasce a Parigi alla fine del 1600. Spende l'intera vita in una convinta battaglia per la libertà di pensiero che trova la massima espressione nell’opera di educazione e di sensibilizzazione dei suoi contemporanei, di forte contrasto al clima di fanatismo religioso e di intolleranza della Francia di quegli anni. Nel marzo del 1762 Voltaire viene a conoscenza di un grave atto di violenza accaduto nella città di Tolosa: un negoziante calvinista, Jean Calas, viene torturato ed ucciso per ordine del Parlamento cittadino, con l'accusa di aver ammazzato il figlio Antoine per impedirgli di diventare cattolico. Di fatto Jean Calas muore innocente tra i supplizi, perdonando i suoi carnefici. La sua uccisione è un atto di barbaro fanatismo perpetrato non solo dai cattolici di Tolosa ma anche dai giudici e dal Parlamento della città.

Sbigottito da tanta bestialità, il filosofo francese scrive una delle sue opere più note: il “Trattato sulla Tolleranza”, esponendo i benefici della ragione e della reciproca indulgenza.

“Che cos’è la tolleranza? È l’appannaggio dell’umanità, siamo tutti impastati di debolezze e di errori. Perdoniamo reciprocamente le nostre sciocchezze. È la prima legge di natura.”

Voltaire, Dizionario filosofico,1764

Per Voltaire la tolleranza si contrappone in maniera decisa al fanatismo irrazionale. In realtà nessuno sa con certezza chi è Dio, cos’è l’anima umana: tanti aspetti della vita sfuggono al nostro controllo. Eppure esistono uomini che si arrogano il diritto dell’onniscienza, ritenendosi unici depositari della Saggezza e della Verità. Nella consapevolezza della nostra conoscenza limitata e riduttiva della vita sta il primo seme della tolleranza.

“Noi dobbiamo tollerarci mutualmente, perché siamo tutti deboli, incoerenti , soggetti all’incostanza e all’errore.”

Il “Trattato sulla Tolleranza” assume, quindi, il valore di un atto politico di denuncia contro la superstizione  e l’ignoranza. Voltaire si schiera apertamente con la famiglia Calas ed invia copia dell’opera ai più noti politici del suo tempo, ai ministri di stato, ai principi tedeschi. La propaganda produce i suoi effetti. Il caso Calas viene riaperto e la sentenza dei giudici di Tolosa annullata dal Consiglio del Re nel giugno del 1764 mentre nel marzo del 1765, a tre anni dall’omicidio, la memoria di Jean Calas viene riabilitata.

Molti studiosi moderni concordano nel ritenere che le idee di Voltaire ispirarono la legislazione della rivoluzione francese e sono alla base della teoria della democrazia. Il nome del filosofo francese è legato in maniera indissolubile all'idea della convivenza e della concordia tra gli esseri umani al di là delle differenze di ceto, di razza, di religione e alla necessità del confronto e del dialogo per porre le basi di una società migliore.

“Che cosa occorre per essere felici nella vita futura? Essere giusti! Per essere felici in questa vita, per quanto lo permette la miseria della nostra natura, che cosa occorre? Essere indulgenti!”

Bibliografia:

·        Trattato sulla Tolleranza,  Feltrinelli, Milano, 1995;

·        Nicola Abbagnano, Storia della Filosofia Vol. 3, Gruppo Editoriale L’Espresso, Bergamo, 2005.