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Seneca

Le “Lettere a Lucilio” sono una delle ultime opere di Seneca, scritte dopo il ritiro dalla vita politica attiva, quando il filosofo ormai anziano conduce una vita ritirata nella sua villa poco fuori città, godendo di un’esistenza tranquilla e riflessiva.

Sono pervenute a noi 124 epistole suddivise in 20 libri. Tuttavia gli studiosi sono concordi nel credere che in origine i libri fossero almeno ventidue, come si desume anche dalla citazione di alcuni passi contenuti proprio nel ventiduesimo libro fatta da Aulo Gelio nelle sue Notti Attiche.

Formalmente le lettere sono indirizzate a Lucilio, caro amico di Seneca, ma per ammissione dello stesso filosofo sono di fatto destinate ad un pubblico molto più ampio: i posteri!

“Mi sono allontanato non tanto dagli uomini quanto piuttosto dalle cose, e soprattutto dai miei affari: mi occupo degli affari dei posteri. Scrivo cose che possano loro giovare; affido agli scritti consigli salutari, come se fossero ricette di medicine utili; ne ho sperimentato l’efficacia sulle mie ferite, che, pur non essendo completamente guarite, tuttavia hanno cessato di estendersi.”

                                                                           Seneca, Lettere, 8, 2

Da un’attenta lettura, tuttavia, è evidente che Seneca scrive soprattutto a sé stesso e per sé stesso, ripercorrendo gli insegnamenti ricevuti, i momenti di crisi, le opportunità colte, le lezioni apprese dalla vita quotidiana, egli traccia un cammino di conoscenza di sé che accomuna tutti i ricercatori della Saggezza.

Lo scopo e la finalità delle lezioni morali che Seneca trasmette attraverso le lettere è la formazione e lo sviluppo di una coscienza etica nell’interlocutore. Seneca accompagna il suo giovane amico e discepolo alla scoperta di sé stesso, per avere consapevolezza degli aspetti più profondi della vita, lavorare instancabilmente per migliorare sé stessi, avere cura e amore per la propria Anima immortale, costruire una felicità duratura e incrollabile.

Per Seneca il valore degli esseri umani prescinde dall’estrazione sociale poiché ha la sua origine nella natura spirituale dell’uomo: la nobiltà d’animo proviene dalla pratica delle virtù e la virtù è propria di ogni essere umano.

“L’animo rende nobili, da esso, da qualunque condizione sociale,

è possibile innalzarsi al di sopra della sorte.”

Seneca, Lettere 44, 5

Seneca restituisce dignità ad ogni essere umano, scagliandosi contro la contrapposizione violenta, la schiavitù, la brama di potere ed ogni espressione dell’egoismo e dell’odio e sintetizzando in maniera mirabile l’idea della fraternità universale nella frase:

“Homo sacra res homini” – “L’uomo, creatura sacra all’uomo”

                                                                                     Seneca, Lettere, 95,33

Bibliografia:

·        Giovanni Reale, Seneca Tutte le Opere, Bompiani, 2012.