Mi occupo di programmi per bambini dal 1981 ma, tra le mie precedenti esperienze lavorative, ho collaborato con i boy-scout, con la Scuola d’Arte Drammatica a Milano e, successivamente, ho fatto drammatizzazione per le strade e nelle scuole. L’esperienza pedagogica e l’attività educativa mi hanno aiutato nel corso di questi anni. Nell’attivare la fascia bambini di RAI TRE,  bisognava  riuscire a fare un buon prodotto, un bel programma, ricco di fascino; la scelta che è stata fatta era quella di rivolgersi ad un pubblico di bambini dai 4 ai 7 anni, di far leva sulla dimensione fantastica del bambino attraverso il racconto, e questo è avvenuto con i personaggi del Fantabosco. Abbiamo creato un mondo, Melevisione, e stiamo riempiendo i teatri in giro per l’Italia, in quanto questo è divenuto un programma cult per i genitori ed i bambini, anche se ho scoperto che ci sono anche giovani che sono appassionati alle storie del mondo Melevisione. E’ stato un bel percorso, con difficoltà iniziali, ma eravamo sicuri di che cosa volevamo ottenere.

Poi c’è stata la sfida di quest’anno, ci si è chiesti: cosa vedono i ragazzi in tv? Abbiamo dunque accolto la sfida di inventare un programma per i ragazzi dai 12 ai 16 anni. Inizialmente ero preoccupata perché, pur avendo esperienza di questa fascia d’età come madre di tre figli - del resto ormai fuori o sul finire dell’adolescenza - con l’aggiunta di una competenza pedagogica legata ai miei studi, sul campo non mi era mai capitato di lavorare con ragazzi e di avere un’esperienza viva legata a questa fascia difficile.

A quale programma si può affezionare un giovane adolescente nel panorama del palinsesto televisivo odierno? MTV ad esempio li tiene incollati alla televisione, e fa pensare il fatto della reiterazione dei video o addirittura dello stesso video.

Fino ai 10 anni i ragazzini hanno la baby-sitter poi, come entrano in prima media, gli vengono consegnare le chiavi di casa e a 11 anni diventano autonomi rispetto ad una vita pomeridiana casalinga. L’adolescente medio italiano cresce con persone come la signora D’Eusanio o la signora De Filippi e sente in casa la carenza di una figura adulta di riferimento. Viene dunque attratto da queste trasmissioni perché in qualche modo ritiene che siano quelle che gli potranno fornire una soluzione ai suoi problemi quotidiani.

Un giorno, invitata in una scuola, una ragazza di dodici anni alla domanda su cosa vedeva in televisione, mi rispose: “il Grande Fratello”, e alla richiesta del perché le piaceva tanto, la risposta è stata: “Guardo il Grande Fratello perché lì vedo la vita”. La relazione che questa bimba aveva con il mondo, fuori della porta di casa, era mediata da quello che veniva raccontato da altri.

Allora la scommessa è stata forte quando a Paolo Ruffini, direttore di RAI TRE, Federico Taddia, conduttore ed autore di Screen Saver, Massimo Bruno altro autore del programma ed io, abbiamo proposto di dare una voce diversa a questi ragazzi, provando a dar loro fiducia. A questo proposito cito le parole di un’e-mail scritta da un padre: “Mi chiamo M. Giannucci ed insieme a mia figlia ho visto la vostra trasmissione, sono rimasto molto colpito dal filmato dei ragazzi della scuola di Brescia. Mi ha molto colpito e mi ha fatto molto pensare che oggi ci sono ancora i ragazzi che sanno prendere in considerazione valori umani di elevata importanza. Dovete sapere che faccio un lavoro particolare, il poliziotto, e nei diversi anni di servizio, quasi 20, ho vissuto situazioni in cui i ragazzi dimostravano una scarsa attenzione ai valori della vita e della società. Li noto solo attenti a come vestire, ad avere il motorino più bello e soldi in maniera facile. Non vi nascondo che stavo per perdere la fiducia nei ragazzi e nei giovani. Ma il filmato mi ha fatto notare che se stiamo un poco più attenti a cosa vogliono esprimere e a come vogliono esprimerlo, fanno uscire fuori dai loro cuori e dai loro pensieri un messaggio di grande umanità. Mi vorrei complimentare con i ragazzi e con i loro insegnanti perché sono convinto che non basta riempire le teste dei ragazzi con sapere e conoscenze, bisogna dare loro un orientamento nella vita perché questo sapere non vada mai perso, un complimento anche a voi perché riuscite a rendere più ricchi chi vi osserva. Sono felice perché questa trasmissione me l’ha segnalata mia figlia di 13 anni che va pazza per il vostro programma. Un grazie come genitore ve lo devo perché avete ideato una trasmissione che riesce a dare un messaggio positivo e riesce a distrarre i ragazzi da tutte quelle trasmissioni spazzatura che si vedono oggi.”

I ragazzi sono i protagonisti di questo programma, ed usano la video camera benissimo, perché oggi sanno farlo bene. La scommessa è stata vinta con Screen Saver, la Tv salvata dai ragazzi. L’ascolto è fra il 3 ed il 4%. L’indice autidel nella fascia pomeridiana ha un valore relativo, in quanto non c’è la pubblicità. Ho fiducia nel fatto che sia un prodotto che abituerà i ragazzi a pensare che c’è un modo diverso di fare televisione, di ascoltare la propria voce e quella dei propri simili, che non è la voce del ragazzo scelto per “Saranno famosi” dove l’importante è apparire. Allora si può essere protagonisti in televisione in maniera diversa, al punto da avere la possibilità di mandare in onda il proprio prodotto.

E’ arrivato un filmato sull’uso del preservativo fatto da ragazzi di scuola media che poteva essere considerato migliore di quello presentato da uno dei migliori pubblicitari: ironico, simpatico, serio.

Tentiamo di fare questo in televisione, programmi per ragazzi, ma anche fatti dai ragazzi. Quello che noi vogliamo far capire ai ragazzi è che esiste qualcuno che li sa ascoltare, che ha voglia di vedere le cose che loro producono, che sa interessarsi a quello che loro hanno da dire.

Non bisogna poi dimenticare che i ragazzi di oggi saranno gli utenti di domani, e se oggi si da loro una buona televisione si potrà incidere in qualche modo su un modo critico di vedere la Tv.

Da quattro anni negli studi RAI di Torino, facciamo un’attività didattica con la televisione, i bambini entrano nel vivo della scenografia, capiscono che è composta da pezzi di polistirolo che possono fare anche a casa. E’ un modo per rendere i bambini più consapevoli dell’uso del mezzo. Il problema è proprio questo, renderli consapevoli dell’uso. Poi, a monte, esiste il problema nostro, di noi adulti: siamo consapevoli noi dell’uso del mezzo televisivo? Quanti di voi scelgono cosa vedere in televisione prima di accendere la televisione? Sarebbe opportuno se per prima cosa noi leggessimo il gran numero di giornali che abbiamo sui palinsesti televisivi e, in un secondo tempo, scegliessimo di accendere la televisione senza lasciare la scelta al telecomando per poi “accontentarci” di vedere quel programma.

 

Sul “codice di autoregolamentazione per la TV ed i minori”

E’ un codice sottoscritto da tutte le emittenti televisive. Si è insediato da pochi giorni il Comitato che dovrà sanzionare le TV che disattendono il regolamento.

Sarà difficile sanzionare, per vari interessi, soprattutto quello pubblicitario.

Invece sono ottimista da un altro punto di vista, e cioè che sono cambiate da parte dei genitori e degli insegnanti, le modalità di relazionarsi al mondo televisivo; hanno capito che possono dire e fare qualcosa.

L’orario di Melevisione era alle 15.00 e, grazie ai numeri che l’Istat mi aveva fornito (su due milioni di bambini, un milione e ottocento andava a scuola a tempo pieno), quell’orario era sballato. L’orario non l’ho cambiato io, l’orario l’hanno cambiato i genitori che hanno inondato di lettere e proteste la RAI.

E` importante il fatto che ci sia una maggiore consapevolezza di poter modificare qualcosa. Da parte degli insegnanti c’è una maggior coscienza che giocando con la televisione si può imparare, se non altro si possono dare degli strumenti ai bambini per scegliere e capire se un programma e’ adatto a loro.

 Noi cambiamo canale perché non ci piace la musica, o la scenografia o il tema, quindi dare competenze ai bambini per poter distinguere tutte le componenti che formano l’immagine in quel momento, la voce, la musica, la scenografia, sono tutti indicatori che permettono una scelta precisa: è adatto a me, non lo è.

E` importante insegnare ai bambini a conoscere gli orari dei programmi adatti a loro, ed anche insegnare loro l’uso del videoregistratore per poter scegliere di vedere un programma quando ne hanno modo.

Diventare quindi autonomi nella scelta del mezzo e del tempo in cui guardarlo.