Qui è il tempio rotondo di Vesta. Queste due macchie stanno a significare il verde il limite del santuario originario fino al 64 d.C. l’incendio terribile di Nerone, e poi la dimensione più ridotta assunta dal santuario dopo il 64 d.C. dopo l’incendio all’epoca dei Flavi.

 

Di questo santuario si sapeva poco, fino a poco fa, si pensava a una grande casa delle Vestali con una casa più piccola chiamata domus publica, il tutto in una farrugine di muri e muretti non capiti e in un’enorme confusione. Noi abbiamo messo ordine in questa confusione e abbiamo cominciato intanto a trovare i limiti del santuario e poi a vedere che è articolato in più parti. C’è la parte delle vestali, di Vesta e delle vestali, c’è una parte che è il culto dei Lari, e c’è una parte che è la casa del re, perché i re dovevano controllare le vestali, erano i vescovi con le suore oggi.

 

Le mura dal Palatino come noi le ricostruiamo, sono due perché una è dell’VIII e una del VII secolo, e subito fuori di queste mura, tra due porte, la Porta Romana e la Porta Mugonia, era il santuario di Vesta. E molto semplicemente abbiamo messo la casa del re, con un focolare all’aperto, in un primo lotto occidentale, e nel lotto più verso il foro, una capanna che secondo noi è la casa delle vestali e poi naturalmente l’aedes Vestae il tempio di Vesta.

 

Ora perché questo culto di Vesta è così determinante per dire è nata la città?

Perché naturalmente Vesta è una divinità antichissima, anche Albalonga conosceva Vesta, ma era un culto probabilmente all’inizio domestico, ma anche regale perché Rea Silvia era una principessa, era una vestale, però era un culto probabilmente dei re di Alba, non era un culto pubblico. Ora Vesta è l’equivalente della greca Hestìa, cioè è la divinizzazione del focolare. Ora il focolare ce l’hanno tutti, ma così importante perché nasca una città è che ci sia un focolare comune o meglio, un focolare dello stato, perché quello è il focolare di tutti i focolari, cioè è l’idea del focolare centralizzata e sublimata nello stato. Quindi la città greca comincia la polis quando c’è il culto di Hestìa, la civitas romana nasce quando c’è il culto di Vesta. Quindi se il culto di Vesta dimostra, come finora si riteneva, che non si data prima della fine del VII secolo, all’epoca diciamo di Anco Marcio, dobbiamo rassegnarci a dire che tra le mura di Romolo della metà dell’VIII secolo e il culto di Vesta, c’è un lungo periodo di tempo e che finché non c’è quello, la città non c’è. Ma il problema è che questo grande lasso di tempo è un’invenzione degli storici basata su un tabù, su cui è fondata l’intera storiografia di Roma, che appunto queste origini di Roma, una parte della leggenda, sono pura fantasia e che Roma è nata come città antica molto più tardi.

 

In età arcaica tutto questo viene ad assumere la sua configurazione che poi durerà fino al 64 d.C. Un bel bosco, il lucus Vestae, il tempio di Vesta, la casa delle vestali, il culto dei Lari, la casa dei re, e poi viene ad aggiungersi dalla fine del VII secolo la casa dei Tarquinii e il fanum dove erano i culti regi di Marte e di Ops. Ma queste sono aggiunte arcaiche non altoarcaiche. La cosa affascinane è che quando i re, in questo caso i Tarquinii, vanno a vivere subito fuori dal santuario, si creano un ingresso direttamente nel lucus Vestae sempre per andare a poter vigilare le vestali. I re avevano la patria potestas sulle vestali, perché erano dei re, erano dei capi politici ma anche dei capi religiosi.

Poi naturalmente il quartiere si evolve, guardate la Porta Mugonia, romulea, continua ad essere rifatta, vedete, e qui siamo nella tarda repubblica.

 

Nell’età augustea la porta permane, cioè questa struttura delle mura, questa realtà del santuario permane in qualche modo dall’VIII secolo fino a Nerone. Con Nerone tutto cambia.

 

Questa è un’enorme trasformazione, c’è una specie di enorme via fascista, di regime, tipica, questa è la casa di Nerone; per arrivare c’è una questa specie di enorme aggeggio, ci sono dei servizi che introducono alla Domus Aurea, e imprigionati in questo sistema alquanto squallido e standardizzato di magazzini, il povero santuario di Vesta completamente rifatto dopo il 64 e che ormai ha un significato completamente diverso.

 

Nel santuario di Vesta, dove poi ci sarà la Sacra Via, c’è un fossato, dove nel fondo c’era forse anche un prato; Sacra Via con un corso d’acqua, e la prima cosa che incontriamo in questa parte del santuario, che è la parte occidentale, è una capanna rettangolare con un taglio molto significativo qui e dei buchi di palo. E’ la prima presenza nel santuario di Vesta. L’unica cosa è che questa capanna sembra durare molto poco, contrasta molto con quello che gli sorgerà sopra che è qualcosa di molto più potente e di molto più contrastante.

E allora ci aiuta Ovidio nei Fasti, cioè il commento del calendario, e ci racconta che Numa, ma potrebbe essere stato Romolo, diciamo uno dei primi re, che cosa ha fatto prima di creare il santuario e di creare la sua casa lì?

Perché la casa prima stava dalla parte del Circo Massimo, e quindi spostare la casa regia dalla cima dell’acropoli nella città bassa, cosa che ad Atene era avvenuta con Teseo, non è un’operazione da poco.

E allora che cosa dovevano avere gli antichi, che temevano le trasformazioni perché portavano impurità? Era un assenso divino.

E sappiamo che Numa avrebbe chiesto signa ex coelo cioè dei segni del cielo per ottenere l’assenso divino. Li chiede, e arrivano giù tre fulmini bestiali che dicono sì hai ragione, son d’accordo, fai lì la tua casa, fai lì il santuario di Vesta. E poco dopo casca l’ancile, cioè questo scudo molto particolare, diciamo normale per la guerra, ma a partire da questo momento uno scudo rituale, e quindi è il prodigio. Ora che cos’è tutto questo? E’ semplicemente un templum augurale per ricevere i signa ex coelo, e un templum era un recinto dentro il quale doveva poi cadere il fulmine, e chi doveva attendere i segni dal cielo doveva aspettare la notte e dormire in un capannetto, il tabernaculum, e al momento dell’alba, perché dopo i segni non funzionavano più, poco prima dell’alba cogliere o il volo degli uccelli o i fulmini. Questo è un templum per i fulmini tanto è vero che è rivolto a sud, sennò sarebbe rivolto a est. Questa è la realtà che si presenta.

 

A questo punto succede qualcosa di veramente impressionante, cioè viene creata sopra la capannetta che si trovava qua, una grande sale, con protiro sorretto da due grandi colonne con intorno un bancone. Quindi è una sala da banchetto, perché si banchettava seduti, non erano ancora dei mollaccioni che avevano preso le mode orientali per cui banchettavano sdraiati, non c’è ancora tutto questo, ma forse anche il sacrario regio dove forse l’ancile caduto era stato raccolto. E ai lati vedete delle stanze e davanti un cortile. Ora questa è una qualche cosa fatta in tecnica capannicola, ma non è più una capanna, questa è una domus aristocratica, anzi regale. E’ una domus regia. Mentre la costruivano, non durante la vita, seppelliscono una bambina. Ora, perché seppellire una bambina in una casa mentre la si costruisce? Io penso che sia un sacrificio umano o un’uccisione rituale, perché questa cosa si ripeterà regolarmente.

Questa è la prima domus regia di Roma. Qui vedete la tomba, vedete una tazza che aiuta naturalmente a datare questa realtà nel terzo quarto dell’VIII secolo. Vedete il grande buco di palo, poi lì ce ne sono altri per queste colonne lignee, vedete in argilla, etc.

E adesso vi faccio partecipare a una cena. Il re è seduto sul suo trono, il bancone è intorno, i consiglieri regi stanno lì, ci sono bei tavolini, treppiedi con le vettovaglie varie, gli ancili, perché il re ne ha fatti fare tanti perché quello vero non venga rubato, e poi vedete le aste di Marte, queste sono il simbolo di Marte. Tutti questi oggetti poi verranno conservati a Roma come i massimi talismani dello stato, qui sopra davanti, forse possiamo immaginare anche la testa di un cavallo sacrificato.

 

Poi naturalmente questa realtà si trasforma, e si trasforma creandosi un’ala sul laterale, e questa è un’altra bella sala con un portico davanti e ho pensato che forse la sala da banchetto e il sacrarium cominciano a distinguersi. Quando questa casa verrà abbandonata, quindi durante la distruzione della casa, altra bambina sepolta. Quindi è interessante che la costruzione e la distruzione sia segnata da un rituale particolare alquanto raccapricciante.

Qui vedete un muro, qui vedete la tomba di cui vi ho parlato, qui vedete un progetto della tomba. Qui notate una cosa che non vi ho fatto notare prima, che in pro patulo, cioè all’esterno, c’è un focolare che avrà un’importanza molto notevole, perché qui poi sorgerà il culto dei Lari, quindi potrebbe essere un focolare legato a un culto. D’altra parte il focolare nelle case romane era sempre legato a un culto. Tutta la religione impregnava la vita di tutti i giorni, anche l’atto sessuale era regolato da presenze religiose. Non esisteva nulla che non fosse religioso. Cioè la politica era radicata nella religione e la vita quotidiana altrettanto, come in tutte le società di questo genere.

 

Entriamo finalmente nel VII secolo e la casa si ingrandisce; la sala davanti si ristruttura, si crea un focolare, qui addirittura compare un’altra bellissima colonna lignea, e si creano delle capannette, invece piuttosto modeste, ma che rientrano già nella zona del focolare che è una zona probabilmente di culto annessa al palazzo regio. Una cosa importante si ha a partire dalla metà, ci sono i soliti vedete buchi di palo, il focolare, i muri, i vari tipi di muro, etc.

Non dovete pensare perché sono buchi di palo che siano cose miserabili. Se voi andate in India e vedete una capanna indiana tutta dipinta, è una cosa di un fasto e di una monumentalità straordinaria. Non pensiamo che sono delle cose povere, sono delle cose molto, molto ricche. Ad esempio c’era una casa di un signore che aveva poi la sua tomba di tipo orientalizzante, quindi le tombe di Palestrina, cose pazzesche.

Ma qui c’è una novità, è la prima casa di Roma fatta come le case che vedete ancora oggi, cioè fatte con zoccoli di mura, di tufo, con tegole, quindi è una prima casa che non solo ha la forma della casa, ma è costruita già con una tecnica, diciamo, che poi è la tecnica che è durata fino al cemento armato e precompresso. Di nuovo il focolare laterale, immaginate che potrebbe essere la casa dell’ultimo re di Roma della prima fase, appunto Anco Marcio. Con questa dimora si chiude una fase ma se ne apre un’altra.

 

Gli zoccoli dei muri sono già consistenti, nel muro del fossato c’è l’ultimo sospetto sacrificio umano, dopodiché noi scavando questo ettaro del Palatino non ne abbiamo mai più trovati. Cioè l’abbandono di questa casa alla fine del VII secolo è segnato anche qui da una sventurata seppellita distruggendo una parte della casa, al momento in cui essa viene demolita.

 

E vedete che cosa succede. Da questo re capite che re erano. Erano dei re in fondo costituzionali, dei re che erano delle brave persone, cioè erano dei re omerici. Ora abbiamo per esempio una casa del X secolo a.C. in Grecia, è di 620 mq, non verrà mai più raggiunta. Questi sono tutti gli edifici regi di Roma e di Vesta che conosciamo, non superano i 500 mq. E anche le case dei tiranni del VI secolo, i Pisistratidi ad Atene, l’edificio F dell’agorà, oppure a Roma la casa dei Tarquiniii non superano i 1000 mq.

Invece le regge orientali, quelle dei veri despoti erano tipo Cnosso, a Cnosso erano 10.000 mq. Quindi questa è anche l’origine di una nostra storia peculiare, noi non siamo figli di tirannie, non veniamo da grandi tirannie, da grandi despoti assoluti, ma da re costituzionali che decidevano davanti a un’assemblea che non votava, ma poteva dire bravo o fischiare, poteva condizionare, e c’era un consiglio di aristocratici che poteva condizionare; una monarchia molto particolare, la monarchia poi descritta in Omero.

Sopra questa casa, sopra queste quattro case, ci sono tante altre case. Ma se io vi ho detto che Tarquinio si era costruito la casa un po’ a lato, erano andati a vivere fuori dal santuario per avere più mano libera probabilmente, perché questa casa continua e continua fino al 64? E continua con 12 altre fasi. Quindi è una casa che va dal 760-50 a.C. al 64 d.C., sono più di 800 anni, 815 anni, con tutta una serie di fasi.

E’ la casa del re dei sacrifici. I Tarquinii che abitano accanto, proprio perché vogliono più mano libera si creano un sacerdote che ha il nome di re, il re dei sacrifici. Quindi è vero che non è più il vero re, ma è pur sempre un re che ha la parte sacrale dell’antico re originario, e quindi in questa casa ha sempre abitato qualcuno che era re o di fatto o di nome, e questa è una cosa piuttosto interessante.

 

In un lotto intermedio dove erano stati i focolari, nel VI secolo si crea probabilmente, e ce lo dice uno strato con materiale edilizio che sta qua, un primo aedes, cioè un primo tempio. E si crea anche un silos molto bello, tutto foderato d’argilla.

E’ un luogo di culto, prima era un focolare, poi comincia ad attrezzarsi, l’argilla, il silos, è costruito molto bene. Naturalmente è un culto con un piccolo sacello.

Ma dopo sarà qualche cosa di molto più monumentale. Ecco che nel II secolo questo sacello diventa un edificio pubblico molto interessante, si entra, un portico, un’area aperta, un luogo sacro, ma poi soprattutto una scala che entra in un sotterraneo, nei penetralia, questo sotterraneo dove c’è una base per gli oggetti di culto, c’è una mensa, c’è questo famoso silos, è il larario sotterraneo di Roma, dove si veneravano i Lari, perché i Lari erano gli antenati, e gli antenati stanno sottoterra, sono degli esseri dell’altro mondo e quindi si devono venerare anche sottoterra.

Vorrei passare alle vestali per concludere. Nell’orto delle vestali, cioè proprio ai confini del foro, davanti al tempio di Vesta che non si conserva più perché è stato completamente distrutto dagli edifici successivi, abbiamo scoperto una parte di una capanna molto importante, e il muro del santuario che pure è molto importante con un ingresso. E questa casa, siccome si trova davanti all’aedes Vestae, è probabilmente la casa delle vestali che dovevano controllare che il fuoco acceso il Capodanno non si spegnesse mai durante l’anno, perché se si spegneva sciagure spaventose sarebbero avvenute.

 

C’è la strada, il lucus Vestae, un enorme pietrone che è lo stipite sinistro, il pavimento, e poi la capanna col buco di palo, con tutti i suoi strati e con un focolare.

 

Pensate che in quest’ultimo strato abbiamo trovato un frammento greco dei re, che si data fra il 750 e il 725 a.C.

 

Concludiamo con una cosa che a me ha commosso moltissimo, cioè sotto il primo strato di Roma, che è il pavimento, il primo pavimento del lucus, cioè del santuario, c’è un lucus cioè un terreno.

Ci sono dei segni, dei segni che si incrociano? Ce ne sono un po’ dappertutto. Sono le tracce di un aratro o di uno strumento a punta che è stato esercitato su questo suolo.

Per fare che? Evidentemente per prepararlo, per liberarlo, per pulirlo, per purificarlo, per crearci sopra il santuario.

Questa è la più antica azione fatta da un romano che io conosca. Sotto di ciò ci sono delle cose, ma appartengono a quei villaggi antichissimi di cui vi hanno parlato i colleghi preistorici e che non riguardano il nostro discorso, per cui così doveva apparire dalla Velia, il santuario di Vesta, la casa del re, la capanna delle vestali, la capanna di Vesta, il foro in preparazione, il Campidoglio, il Palatino, il muro del Palatino, tutto questo si crea appunto fra, io direi, il 775 e gli inizi del VII secolo, quindi nella seconda metà dell’VIII secolo. Quindi evidentemente qualcuno ha fatto qualcosa di molto importante in questa epoca.