Mostra “Lib(E)ri Tutti!” - Etica

Immanuel Kant

“Opera in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere in ogni tempo come principio di una legislazione universale.”

 

Immanuel Kant, Critica della Ragion Pratica, pag. 39

Nato nel 1724 a Koenigsberg in Germania da famiglia scozzese, Immanuel Kant è noto già al suo tempo per l’integrità morale, la tenacia nel lavoro e la capacità educativa.

Per il filosofo tedesco il valore morale di un’azione risiede nella volontà che muove l’azione stessa e prescinde dal raggiungimento del fine. Forte di questo spirito, l’azione etica deve essere vissuta come un “imperativo categorico” che si traduce in un profondo e cosciente senso del Dovere.

 

“La ragion pura è per sé sola pratica, e dà (all'uomo) una legge universale che noi chiamiamo legge morale.”

 

Immanuel Kant, Critica della Ragion Pratica, pag. 40

 

La “Critica della Ragion Pratica” viene pubblicata per la prima volta nel 1788 ed è in ordine cronologico la seconda delle tre opere critiche fondamentali dell'autore. Qui Kant afferma che nell’uomo sono presenti due forze antagoniste, l’istinto e la ragione. In questa duplice possibilità prende corpo la libertà di una scelta consapevole che fa dell’uomo un essere morale.

È la Legge della Ragione che impone agli esseri umani uno stile di vita conforme al Dovere!

 

“Dunque un essere razionale, o non può affatto concepire nello stesso tempo i suoi principi soggettivamente pratici, cioè le sue massime, come leggi universali, oppure deve ammettere che la semplice forma di quelle massime, secondo la quale esse sono atte alla legislazione universale, le faccia di per sé leggi pratiche.”

 

Immanuel Kant, Critica della Ragion Pratica, pag. 34

 

 

La condotta etica permette all’uomo di sottrarsi alla ciclicità degli istinti e alla schiavitù del desiderio fine a se stesso. La legge morale, che impone di agire secondo una massima che sia valida per tutti, non proviene da fattori esterni all’essere umano e non necessita di giustificazioni, ma va ricercata nei valori e nelle virtù che ognuno custodisce dentro se stesso.

 

“La virtù è sempre, come condizione, il bene supremo, perché essa non ha nessuna condizione al di sopra di sé, e la felicità è sempre qualcosa che per colui che la possiede è ben  piacevole, ma non è buona per sé sola assolutamente e sotto ogni rispetto, e suppone sempre come condizione la condotta morale conforme alla legge.”

 

Immanuel Kant, Critica della Ragion Pratica, pag. 136

Bibliografia:

·        Critica Della Ragion Pratica, Ed. Universale Laterza, Anno 1972;

·        Nicola Abbagnano, Storia della Filosofia Vol. 3, Gruppo Editoriale L’Espresso, Bergamo, 2005;

·        Nicola Abbagnano, Storia della Filosofia, UTET, Torino, 1979.