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Invece, in nome di quest’uguaglianza, abbiamo messo nelle mani dei nostri bambini macchine e strumenti di vario genere:
- automobili che si possono guidare all’età di 14 anni affinché possano essere autonomi nel coprire le grandi distanze delle metropoli, e si possano contenere pericoli maggiori, derivanti dall’uso di un motore a due ruote;
- il telefonino affinché si possa comunicare con loro in qualsiasi momento. Oggi anche i bambini di otto anni possiedono il telefonino;
- i videogiochi per tenerli occupati e farli giocare dimenticando che la finalità del gioco è di sviluppare la capacità creativa, di immaginazione e capacità di tipo manuale-artigianale;
- l’uso di internet perché il mondo dell’informatica è fondamentale nel nostro mondo attuale;
- seguire programmi televisivi di qualsiasi genere incluse violenza, pornografia e demenzialità di vario tipo.
L’applicazione di tutto ciò come abbiamo visto è sostenuta da una giustificazione apparentemente logica che però nel tempo ha dato vita ad effetti che forse si potevano prevedere e prevenire.
Il problema naturalmente non è il progresso tecnologico ma l’uso che se ne fa e lo stato evolutivo della coscienza di chi lo usa.
Questo non significa che il bambino è un essere incapace e amorfo ma significa al contrario saper entrare in relazione con il mondo dell’infanzia e della gioventù con i suoi problemi, le sue esigenze, le sue potenzialità per educarlo ad essere un futuro uomo, un futuro cittadino.
Il mondo cambia velocemente allontanando sempre più una generazione dall’altra.
Per questo è necessaria l’educazione e un rafforzamento morale.
Il tema dominante è l’educazione. Difficile da definire perché diversi momenti storici, diverse correnti hanno dato versioni differenti.
Dal punto di vista della filosofia classica l’educazione è quella scienza che si occupa delle capacità che l’essere umano ha, e-ducere una serie di elementi che gli permettano di relazionarsi con la cultura e trasmetterla.
Gli elementi fondamentali erano la ginnastica e la musica.
La ginnastica per conoscere il corpo fisico ed educarlo ad uno stile di vita sano.
La musica intesa come l’esercizio delle Muse, coltivare uno spirito propenso alle arti.
Questa grande relazione tra corpo e anima avevano come finalità quella di imparare a conoscere se stessi e la Natura, e potersi realizzare.
Per educare non servono solamente strumenti fisici ma anche di tipo psicologico e mentale.
L’educazione armonica di questi tre elementi: fisico, emozionale, mentale, era relazionata alle tappe evolutive che il bambino stava vivendo.
L’infanzia era considerata come la tappa caratterizzata dall’amore, dall’unione con la madre.
Poi si passava all’età del racconto. Il racconto aveva come finalità non la menzogna o la finzione ma quella di presentare certe realtà della vita in modo meno brutale e spietato. Allo stesso modo in cui un medico rivela la diagnosi al paziente senza mentire e senza essere brutale. La verità attraverso il racconto era presentato in maniera simbolica, con immagini, narrazioni da cui il bambino poteva trarre insegnamenti sull’idea di vita e morte, bene e male, sulla Natura. L’immagine, come tutti sappiamo, ha un potere di comunicazione superiore alle parole e ai testi voluminosi.
Un vero artista, per esempio, con poche pennellate esprime ciò che non riuscirebbe a fare con miriade di parole.
Ciò che il bambino assimilava in quest’età del racconto erano una serie di realtà.
La conoscenza della Natura come un grande essere vivo.
Tutte le cose sono vive, sentire un albero come essere vivo, un essere che è cresciuto dopo essere stato piccolo. Insegnare a piantare un piccolo albero, curarlo, vederlo crescere, permetteva di capire che il mondo circostante non era diverso da lui e da qui nasceva il rispetto per questo essere.
La giovinezza era in relazione alla seconda tappa evolutiva: l’Avventura.
Avventura per conoscere le proprie capacità, per mettersi a servizio della società e sentirsi parte della storia, poter dire ho dato quest’apporto, ho fatto qualcos’altro. La mancanza di questa dignità distrugge l’uomo psicologicamente e uccide le caratteristiche dell’essere umano.
Avventura è rischiare per conseguire qualcosa attraverso lo sforzo costante, attraverso la pazienza, la correzione degli atti sbagliati, che educa a scolpire se stessi, come si fa con una pietra che deve essere trasformata in qualcosa di bello, che educa a non spaventarsi di fronte alle difficoltà, e a superarle. Le difficoltà s’incontrano perché uno vive, in caso contrario si sta solamente immaginando di vivere.
L’età dell’avventura era vissuta attraverso la possibilità di vivere piccole avventure, escursioni, viaggi, immersioni in acqua, per familiarizzare con le difficoltà e gli imprevisti.
Quanto detto finora può sembrare superato, poiché molte cose sono cambiate.
L’uomo prima si muoveva con la biga, oggi ha raggiunto la luna utilizzando navicelle spaziali.
Riflettendo attentamente, possiamo dire però che l’uomo della biga sia diverso da quello della navicella spaziale?
Hanno le stesse emozioni, pensieri, dubbi, speranze, timori; possiamo dire quindi che l’uomo attuale non è diverso da quello antico, così come non lo è l’uomo asiatico da quello africano, americano, europeo. Le differenze sono superficiali, esteriori, però l’uomo interiormente è sempre lo stesso. Ama, soffre, si pone delle domande, si trova d’accordo o in disaccordo con altri gruppi umani e sogna grandi e piccole cose.
E’ importante educare i bambini e i giovani ad esprimere la propria realtà, la propria vita.
E’ importante circondarli d’amore, d’affetto, di armonia, di lavoro in modo tale che possano essere i protagonisti, la speranza di un futuro non solo nuovo ma migliore.
Saper ascoltare per prevenire, significa sforzarci di prendere in considerazione il bambino che abbiamo davanti, dargli tempo e attenzione, dare valore alle sue esigenze cercando di capire da dove vengono e perché.
Significa essere un esempio nella capacità di discernere, ossia nella capacità di scelta, un esempio di volontà, saper muovere i passi necessari per raggiungere la meta, un esempio di entusiasmo, cioè di quella forza interiore che ci permette di superare la stanchezza, la noia, la paura, un esempio di continuità, di non cedere di fronte ai momenti più bui.
Questa è la proposta di Nuova Acropoli, proposta che è resa operativa nella quotidianità attraverso le diverse attività con sano protagonismo, senso di avventura e allegria, attraverso le attività di Protezione Civile, di Ecologia attiva, di solidarietà e attraverso le attività culturali. Intendendo per cultura una conoscenza attiva ossia messa in azione, il che significa conoscere noi stessi, il meglio che abbiamo di noi stessi, migliorare le nostre capacità e metterle a servizio della società, con discernimento, volontà, entusiasmo, continuità.
Questo è quello che proponiamo ai giovani e agli adulti che vogliono continuare a vivere sentendo la loro gioventù interiore, affinché i loro esempi diventino orme che segnalano una meta: capacità di sognare, di plasmare i sogni, di essere attivi, creativi, costruttivi, per un uomo e una società rinnovata e migliore.
Non vogliamo semplicemente denunciare il problema ma fare.
Le scuole, la famiglia, il mondo della politica e della cultura devono aiutare i giovani ad essere protagonisti, impegnandoli in attività culturali, religiose, sportive, di intrattenimento gioioso, formativo e creativo, perché costruire una società migliore non è un’utopia, ma la rende tale il pensare che lo sia.
Abbandonare i ragazzi davanti alla televisione, alla playstation, a internet, li deruba della gioventù, li isola, li rende senza passioni, senza entusiasmo per la vita.
Un mondo civile ha il dovere morale di abbattere la violazione dei diritti dell’uomo includendo tra questi i diritti dell’infanzia e della gioventù.