Mito di Eros e Psiche

Psiche, figlia di re, era di così perfetta bellezza da suscitare la gelosia di Venere, alla quale veniva paragonata. La dea, non tollerando di vedere i suoi altari abbandonati, decise di vendicarsi di quella insolente mortale che aveva così spudoratamente osato esibire le sue effimere grazie. Così ordinò al figlio, Amore, di vendicarla.

Quando le sue due sorelle maggiori erano già sposate, Psiche, trascurata nonostante la sua bellezza, non era mai stata chiesta in sposa, perchè considerata una dea. Suo padre, disperando ormai di poterla sposare e sospettando qualche maledizione del cielo, interrogò l'oracolo di Apollo: "Sull'alto picco d'un monte, esponi, o re, la ragazza, come si addice, abbigliata a nozze che danno la morte. E non sperare in un genero nato da stirpe mortale, ma attendi un mostro crudele, feroce e con volto di serpe, il quale, volando per l'etra, ogni animale molesta e impiaga col ferro e col fuoco ogni creatura vivente. Sin Giove lo teme, che pure ispira terrore agli dèi e i fiumi l'hanno in orrore e i regni oscuri d'Averno".

Per parecchi giorni tutti furono tristi, piansero e si lamentarono, ma alla fine i genitori di Psiche adempirono l'indicazione dell'oracolo: vennero dunque compiuti con profonda tristezza i solenni preparativi del funebre matrimonio, e Psiche piangente fu scortata non alle nozze, ma alle proprie esequie, e abbandonata sulla vetta più alta.

Sollevata da un dolce Zefiro, che la trasportò in una valle incantata,la bella si addormentò. Svegliandosi, si ritrovò davanti ad un palazzo d'aspetto regale, nel quale entrò, guidata da voci senza corpo, e vi scoprì solo bellezza ed opulenza.

Giunta la sera, Psiche avvertì presso di lei la presenza di quel marito che l'oracolo aveva predetto. Ella non lo vedeva, ma non le sembrava così mostruoso come aveva temuto che fosse, ed egli la possedette; tuttavia, se ne andò ogni volta che, finita la notte, un nuovo giorno sorgeva.

 

Il tempo passava e Psiche viveva soddisfatta in quel palazzo, ma sentiva anche nostalgia della sua famiglia. Chiese dunque a suo marito il permesso di far venire le sue sorelle: egli accettò, a condizione che non cercasse mai di vedere il suo volto.

Purtoppo le sorelle di Psiche, invidiose della sua felicità, insinuarono il dubbio nel suo animo: la persuasero che suo marito era un mostro, dato che non si faceva vedere, e che lei doveva ucciderlo prima di essere uccisa da lui insieme al frutto che portava in grembo.

Psiche, all'inizio indecisa, finì però per scoprire una notte, alla luce di una lampada ad olio, il volto di suo marito: Eros in persona.

Stordita ed incantata, le cadde su di lui una goccia di olio bollente che lo svegliò: subito egli volò via!

 

Psiche cominciò allora un lungo vagabondare alla ricerca dello sposo, che era tornato al palazzo di sua madre Venere, e le aveva rivelato la causa della sua bruciature. Venere si mise alla ricerca di Psiche per vendicarsi. Chiamò Mercurio che si avvalse della sua funzione di banditore e promise pubblicamente una ricompensa a chi l'avesse catturata.

Così, trovata Psiche, la consegnò per un'intera notte alle sue ancelle, Affanno e Tristezza, che obbedienti all'ordine della Signora, oltre a percuotere la povera Psiche con le loro sferze, le inflissero ogni sorta di tormenti. Dopodiché la ricondussero al cospetto della Regina che le impose quattro prove apparentemente impossibili da portare a termine, ma che Psiche riuscì a compiere.

Dagli Inferi, dove aveva compiuto la sua ultima prova, Psiche portò con sè un vaso che la sua curiosità la spinse ad aprire e che conteneva un sonno di morte, al quale subito soccombette.

 

Ma Cupido la ritrovò e la svegliò.

Quindi ottenne da Giove di potersi unire all'amata in legittimo matrimonio.

A Psiche fu offerta l'ambrosia, che ne fece una dea.

 

Dalla loro unione nacque una figlia che chiamarono Voluttà.