L’ULTIMO SAMURAI: UN FILM, UN MESSAGGIO

“L’Ultimo Samurai” è uscito nelle sale italiane a gennaio, ed ha subito sbancato i botteghini. Nonostante la buona interpretazione di Tom Cruise, sembra più verosimile attribuire il successo del film alla sua fedele e devota capacità di  ricostruire un mondo, quello dei samurai, che continua a destare l’interesse del pubblico, complice forse la profonda somiglianza di quel periodo con il nostro tempo, dato che entrambi si presentano alquanto ricchi di contraddizioni, cambiamenti e contrasti. 

Ma è soprattutto attorno alla figura del samurai che si concentra l’attenzione, una figura storica dai contorni a tratti leggendari, molto attuale nella sua attitudine ad incantare con immutata meraviglia tutti coloro i quali desiderino nelle loro vite un pizzico in più di avventura e di protagonismo attivo.  Lo stile di vita del samurai, la sua filosofia, il suo modello etico, il suo imperturbabile coraggio: sono questi i migliori contenuti e il vero messaggio del film. Vale la pena, allora, riscoprire questo prezioso messaggio nella sua pienezza e altezza, nel suo carattere universale, in quanto diretto ad ogni uomo capace di chiedersi quale sia il modo migliore di affrontare la vita.

Un incontro culturale risulta il mezzo più idoneo per viaggiare in questo affascinante mondo fatto di battaglie, avventure, eroi, cause  giuste e nobili. L’iter dell’incontro si è  però tenuto ben lontano dal vano gusto per la rivisitazione di personaggi e vicende storiche. Ha avuto piuttosto una spiccata propensione a raccogliere e fare tesoro delle esperienze di vita di grandi uomini che, nonostante siano vissuti in un altro periodo storico, sono stati capaci di canalizzare e dare voce ad aspirazioni e tensioni che toccano l’uomo nella sua parte più profonda e vera, come l’incessante ricerca del senso della propria vita e lo sforzo per uscire vittoriosi dalle battaglie di ogni giorno.

Proprio in occasione della conferenza “L’ULTIMO SAMURAI: un film, un messaggio”, organizzata dalla filiale di Nuova Acropoli di Floridia e tenutasi il 14 Febbraio, abbiamo avuto l’opportunità di  intervistare il relatore Vincenzo Amato e chiedergli maggiori chiarimenti in merito al profondo significato dei temi trattati nella conferenza.

Qual è il tema centrale di questo incontro?

«Ho preso spunto dal film “L’ultimo Samurai” per rivedere l’idea filosofica del samurai, in particolare la disciplina del bushido dove “bushi” sta per “guerriero” e “do” sta per “sentiero di realizzazione” ,ovvero “sentiero del guerriero”. Ciò è stato fatto per mettere in risalto i valori collegati all’idea del guerriero, come uomo che percorre un sentiero di realizzazione interiore e spiegare in maniera più chiara gli insegnamenti che traspaiono nel film:  coraggio, onore e  fedeltà .»

Non è un po’ fuori moda oggigiorno parlare della figura del samurai?

«Noi siamo molto legati al concetto di moda. In realtà se guardiamo indietro nel tempo attraverso la storia, notiamo che l’essere umano è molto simile a quello che era 1000 – 2000 o 3000 anni fa …

Questo ci fa pensare che ciò che era buono per gli uomini 500 anni fa, potrebbe essere molto utile per tanti esseri umani del 2000. »

Come si potrebbe attualizzare la figura del samurai?

«Un samurai non è una persona che combatte necessariamente in armi, ma  un uomo che sfugge alla comodità fisica e psicologica di prendere il mondo così com’è ed offre il proprio lavoro per rendere il mondo migliore di come lo ha trovato. Non si parla di guerra esteriore ma di guerra interiore, quella contro i nostri difetti, quella che ci rende più simili ad un uomo che ad un animale. »

Come potremmo tirare fuori la nostra parte migliore, le nostre virtù?

«Noi siamo abituati a considerarci con delle caratteristiche, a usare delle frasi del tipo: “sono fatto così”, “è il mio carattere”, “è una caratteristica del mio segno zodiacale”….

La caratteristica primaria del samurai è che pensa: “sono nato così, la mia vita sarà una lotta per migliorarmi”.

Per fare emergere le nostre virtù prima di tutto dobbiamo riconoscerle. Ogni essere umano ha delle virtù: chi è generoso, chi onesto, chi coraggioso… Il primo lavoro da fare è riconoscere qual è la nostra virtù predominante ed utilizzarla come strumento per sconfiggere i nostri difetti. Di più non posso dire, poiché sarebbe come spiegare un’arte marziale, il cui apprendimento necessita di una vita, in un solo giorno. Il maestro Fiunagoshi in punto di morte spiegò ai suoi discepoli di essere riuscito a cogliere il senso profondo di una tecnica (la parata alta). Questo ci fa pensare che bisogna dedicare la vita ad essere migliori.Quello che io ho voluto proporre in questa conferenza non è un tema meramente intellettuale, ma uno stile di vita attivo. Dobbiamo vivere non da consumatori o da contribuenti, ma da cittadini che pretendono di migliorare loro stessi e la città dove abitano. »

Potrebbe esprimerci il concetto di samurai in una sola frase?

In un manuale per giovani samurai un maestro scrisse:“IL COLPO VINCENTE E’ QUELLO CHE CI LIBERA DALLE CATENE CHE IMPRIGIONANO LA NOSTRA ANIMA”