Ed immagino che qualcuno dirà: filosofia? No! Allora sicuramente adesso si scaglierà contro internet, i computer, la tecnologia in genere per promuovere il ritorno ai campi verdi e all’amore tipo quel Diogene che nudo in una botte andava in giro chiedendo dov’è l’uomo?

Niente di più diverso dalla realtà!

Perché sempre la Filosofia ha promosso la scienza e la tecnologia: i primi filosofi in occidente furono anche i primi scienziati capaci di misurare l’equatore terrestre, di prevedere raccolti, furono i primi chimici ed astronomi, i primi ingegneri, i primi tecnici e lo sono sempre stati fino al 1500 con Leonardo da Vinci. Poi ad un certo punto non ci furono più uomini capaci di racchiudere filosofia e scienza, psicologia e tecnica insieme… e le strade si divisero.

L’uomo e la macchina furono oggetto di due tipi diversi: da una parte gli intellettuali che parlavano e i tecnici che costruivano, dall’altra.

Quando dopo la rivoluzione industriale ci si accorse di alcune problematiche sociali che stavano facendo stare male l’uomo, gli intellettuali di allora proposero l’idea del “buon selvaggio”, di ritornare alla terra, perché la macchina era deleteria, causava disoccupazione miseria e depressione.

Nuova Acropoli vuole invece ritornare a quella “Filosofia alla Maniera Classica” che auspica un alto livello di automatizzazione e di meccanizzazione, perché non sono le macchine la causa dei nostri mali. Il punto sta nella incapacità di gestirle; le macchine possono compiere per noi i lavori più pesanti, esse non sono un vizio dell’umanità, anche se possono diventarlo se mal gestite.

Qualcuno accusa internet di aver modificato il linguaggio dei giovani: messaggiare, aprire l’e-mail, zippare un file, salva sul desktop, chattiamo!, certo i nostri nonni non ci capiscono, ma neanche i nonni dei nostri nonni li capivano quando loro parlavano di prendere l’ascensore, di andare in aereo, di fare la  lavatrice, di mettersi il fard.

E’ normale che la lingua cambi! La lingua è un essere vivo, la parte più fissa è la grammatica e la sintassi, ma il lessico, cioè le parole, sono in continua evoluzione. Guai se così non fosse! Una lingua che non cambia è una civiltà che muore: neologismi e barbarismi arricchiscono il nostro dizionario così come alcune parole cadono in disuso; guai se scrivessimo in un tema “lo pane altrui” come fece Dante nella Divina Commedia, oggi sarebbe scorretto.

E’ vero anche a me si drizzano i capelli quando vedo alla lavagna i ragazzi scrivere xò o +’ con i segni matematici, una volta un’ insegnante di storia mi raccontò che nella lettura di un brano in classe una studentessa aveva letto Nino Bipero, al posto di Bixio perché abituata a leggere la x come per.

Questo ci fa ridere,  ma ci fa anche rizzare i capelli e ci fa chiedere dove sta andando la nostra cultura, ma vi assicuro accade in tutte le generazioni, in tutte le lingue. Quello che ci dovremmo chiedere invece non è se il lessico muta , ma se s’impoverisce, se un ragazzo oggi usa solo bello o carino per tutto e per tutte, e non sa apprezzare le sfumature: una ragazza può essere attraente, meravigliosa, affascinante, intrigante, delicata, sensibile, coinvolgente, interessante, avvenente, aggraziata, armonica, graziosa, piacevole, serena, sensuale, etc. No, una ragazza o è bella o è brutta, e tutto il resto non si sa definire, e allora per rientrare in questi canoni stretti la moda ci impone degli stereotipi fissi.

Diete, vestiti, vacanze, modi di fare sono già dettati, se si vuole essere accettati.

Ma questo potreste dire cosa ha a che fare con internet e con il ruolo dei media?

Ha a che fare perché riguarda i giovani e perché i giovani prendono gli stereotipi da tv ed internet, ma ancora di più perché in internet spesso i nostri ragazzi trovano la soluzione per una rapporto con l’altro che dal vivo non si riesce ad avere! E questa non è una soluzione coraggiosa, è piuttosto una fuga, una fuga dai sentimenti.

Quando diciamo che il lessico si impoverisce e che tutto è bello o brutto perché non si sa come definirlo, assistiamo a questa fuga, a questa chiusura del sentimento di cui i nostri psicologi parlano: internet allora corre il rischio di diventare la maschera perfetta, la finestra sul mondo senza essere visto, il poter azzardare, senza essere riconosciuti, il partecipare senza che ti possano additare, il sentirsi parte senza poter essere rifiutati!

Sono gli analfabeti delle emozioni di cui parla Umberto Galimberti. Ed in questa paura del confronto reale si creano delle realtà virtuali che portano a crimini e a nefandezze, portano al fenomeno dei baby-killer da una parte e delle depressioni dall’altra.

In America è una realtà già da dieci anni, nelle scuole francesi quest’anno sono stati registrati 81.000 incidenti gravi, e per incidente grave non si considera un ragazzino che cade dalle scale e si rompe una gamba, per incidente grave si parla di aggressioni dall’esterno di bande di quartiere, risse, pestaggi, violenze sessuali, fenomeni di racket organizzato, tanto che il Ministro della Pubblica Istruzione sta pensando di fornire le scuole di videocamere, registri elettronici delle presenze, porte di sicurezza, cancellate, documenti magnetici d’accesso, per combattere un fenomeno di criminalità sempre più preoccupante.

Ed in Giappone invece? Si parla dei ragazzi-tartaruga o meglio di sindrome di hikikomori che in giapponese vuol dire ritiro, sono più di 6.000 i ragazzi che si sono chiusi per anni nelle loro stanze, rifiutandosi di uscire paurosi del mondo esterno con unici compagni tv, internet e videogiochi.

E questo perché? Perché entrano in crisi, sviluppano ansia ed agorafobia, e perché? Perché in Giappone bisogna essere tutti uguali, l’alternativa è autoescludersi.

E guardate che anche in Italia sono aumentate le crisi di ansia fra i bambini ed i ragazzi, negli ultimi 15 anni c’è stato un incremento del 50% degli adolescenti che si sono rivolti ad uno specialista per essere aiutati. E perché? Per internet e per la tv? No, perché i genitori sono assenti ed iperprotettivi, e lasciano soli i loro figli con internet e tv.

Qui in Italia fortunatamente non sentiamo ancora molto questi problemi, ma l’ondata che arriva dall’America lentamente è già approdata in Europa e si farà sentire anche qui.

Quest’anno ad esempio, entrando in tante scuole con i volontari di Nuova Acropoli per fare degli incontri con gli studenti di sensibilizzazione alla raccolta differenziata, un progetto voluto dal Comune in collaborazione con l’Ama, quando dicevamo loro di portare una penna per compilare un piccolo test, ci dicevano abbiamo preso tutto lo zaino! Ed anche i professori replicavano che erano tranquilli perché abbiamo chiuso l’aula e preso tutte le cose: ma perché dovrebbero essere preoccupati? Per i furti, ci rispondevano. Nelle scuole in Italia non puoi lasciare incustodito il tuo zaino o il tuo banco senza trovarti con un brutto scherzo. Ma quando mai dieci anni fa si sentiva parlare di furti nelle scuole? Cosa potevi rubare ad uno studente?  

Però io vorrei ricordare che esiste anche un’altra realtà molto più vasta: perché la cronaca nera che salta agli occhi è una percentuale bassissima, ma fa notizia.

Esistono giovani pieni di energie e di voglia di vivere.

In quella stessa scuola in cui ci parlavano di furti, lunedì scorso per la Giornata della Memoria siamo stati invitati a partecipare ad un programma organizzato dagli studenti che è stato un inno alla gioventù e alla civiltà: poesie, canzoni, interpretazioni dei testi di Primo Levi, musiche, per concludersi con l’inaugurazione di un giardino della memoria in cui abbiamo piantato ciclamini e primule, i fiori che annunciano la primavera, e piante odorose come la citronella ed il rosmarino in memoria della primavera che il 27 gennaio del ‘45 si era annunciata con l’apertura dei cancelli di Auschwits e si aprì per l’Europa civile. E quello che spiegavamo ai ragazzi è che il giardino è una metafora del nostro giardino interiore, la sua bellezza è dovuta alla scelta e alla cura delle piante che vi fanno parte, che la bellezza nasce dalla diversità e dalle differenza di questi colori e dimensioni, dal rispetto delle differenze!

Nella terra del nostro giardino esistono semi buoni e semi cattivi, è il nostro DNA in cui c’è tutta l’evoluzione dell’Uomo, c’è tutta la sua storia, c’è il maniaco, come c’è l’eroe, c’è il padre di famiglia, come c’è l’omicida, sta a noi assicurarci che le piante dei semi cattivi come la zizzania, siano subito estirpati, sta a noi coltivare i semi buoni, sta ad ognuno di noi; e noi come genitori ed educatori abbiamo questa precisa responsabilità, non è colpa di internet, è colpa della nostra assenza!

Il preside della scuola diceva nell’introduzione come era importante sviluppare armoniosamente il piano intellettivo, affettivo e sensoriale dei ragazzi, non creiamo teste che non sanno esprimere sentimenti, che non sanno lavorare con le mani, faremmo dei mostri!

Per questo in Nuova Acropoli ai giovani che si avvicinano al Volontariato noi insegniamo filosofia Attiva, spiegando che Filosofia non è pensieri liberi o mal di testa, filosofia e amore alla saggezza, e la saggezza è verità , è giustizia, è onestà , è lealtà. I giovani sono intuitivi, sono idealisti e capiscono subito che la filosofia riguarda la loro ricerca di verità, giustizia, onestà, molto spesso delusa ed amareggiata dall’esempio degli adulti che hanno a fianco.

Ed accanto a questo studio facciamo lavorare i ragazzi, nelle escursioni, nei pattugliamenti di antincendio, nell’organizzare feste ai centri anziani, negli spettacoli di beneficenza per i più bisognosi, nelle pulizie di parchi, perché la città è loro, e loro si sentano responsabili di essa.

E spieghiamo che il volontariato non è piacerato, il volontariato è essere utili dove necessita, non quando mi va, (oggi ma va questo, domani mi va quello). Il volontariato richiede che si superino situazioni di difficoltà e di egoismi per tendere una mano a chi più ha bisogno, il giovane volontario deve superare momenti di dolore, affrontare i momenti di dolore e di rinuncia, e non fuggire, non nascondersi, perché il dolore è parte della vita, piacere-dolore, diceva Platone che sono due gemelli siamesi legati per la testa, quando prendi uno inevitabilmente avrai l’altro, la nostra società ha voluto cancellare tutto ciò che fosse dolore e allora non godiamo neanche più nel piacere, appena acquistiamo un cellulare vogliamo subito cambiarlo per il nuovo appena uscito!

E’ per questo che io non credo che sia colpa di internet, è solo colpa nostra!

Perché il ruolo dell’educatore è troppo delicato per darlo al primo con una laurea che supera un concorso. Bisogna avere la passione di stare coi giovani, bisogna credere nei giovani e nella scuola per poterla riformare!

Sentiamo forte l’esigenza di una regolamentazione, di una Autority, su cui ci pare l’attuale Ministro Gasparri sta lavorando assiduamente, per quanto riguarda la tv.

Per internet e la rete in genere, tutto ciò è molto più difficile, un’impresa ardua se non impossibile l’ha definita il Ministro delle Comunicazioni, quello che dobbiamo auspicarci è uno statuto comune varato dall’Unione Europea, per far sì che in tempi brevi vi sia riguardo ad internet, un quadro normativo relativamente valido per i reati commessi in ogni paese.

Attualmente qualunque persona può creare un sito e scrivervi quello che vuole!

E comunque affidiamo il nostro lavoro alle macchine, che le informazioni possano viaggiare in tempo reale, che la pasta possa viaggiare in tempo reale, affinché la medicina, l’ingegneria, e tutta la scienza ne abbiano assoluto beneficio, ma non affidiamo l’educazione dei nostri figli alle macchine, l’educazione è propria dell’uomo, è come quei corsi di inglese in video cassette in cui tutti ci illudiamo di poter imparare la lingua. Con le macchine non posso che apprendere poche cose e male, se non vado in Inghilterra o non ho un amico inglese che mi dia delle lezioni, con cui uscire, rimarrò sempre su quelle 50/60 parole storpiate e niente di più.

L’educazione e la cultura sono attributi dell’uomo civile e possono avvenire solo attraverso la convivenza civile, nel raffronto con altri uomini, con esempi vivi che siano punti di riferimento, non da soli! Affidiamo il lavoro alle macchine, non affidiamogli il tempo libero dei nostri figli!

E vorrei concludere con un verso di una poesia di Livraga, fondatore di Nuova Acropoli:

“Il nostro ideale è un uomo buono, intelligente, estetico, mistico, naturale, valoroso non solo nella vittoria ma anche nella avversità. E da queste avversità si alzano le nostre braccia fraterne indicando le stelle, incitando le nuove generazioni verso un avvenire felice e vero, puro ed incorruttibile…. Popolato da grandi uomini”

Io credo che questo in fondo non sia solo l’ideale di Nuova acropoli, ma sia un ideale comune, per tutti noi genitori, docenti, educatori, un futuro fatto di  generazioni pulite che utilizzino tecnologie pulite.