Passeggiata archeologica al Castello Maniace 

A completamento delle passeggiate ai castelli siracusani la domenica del 05 Luglio '15 ci ha visto protagonisti di una visita in uno dei luoghi simbolo del potere federiciano: il castello Maniace in Ortigia.

A lungo trascurato sta riacquistando pian piano il suo antico fulgore; le sue pietre risplendono sotto il cielo dell'antica capitale siciliana regalando a chi lo visita una visione di perfetta geometria architettonica.

Sorge per volere di Federico II a difesa della città e dei suoi porti intorno al 1239, sul luogo dove si ritiene dovessero già esistere altre strutture difensive rinforzate dal comandante bizantino Giorgio Maniace, col quale tutt'oggi viene erroneamente identificato il maniero che è invece opera nuova frutto dell'ingegno di Riccardo da Lentini.

Il castello riflette con la sua pianta quadrata e con le sue chiare linee l'architettura militare del tempo con spessa muratura e poderose torri angolari. Col passare dei secoli e delle dominazioni l'edificio subisce molte trasformazioni e viene munito di nuove fortificazioni e di bocche di fuoco a difesa di incursioni dal mare. Ma la ferita più pesante viene inflitta al castello non da un attacco, ma da un fulmine che nel novembre del 1704 colpisce i locali della polveriera, distruggendo la torre nordovest e otto delle volte a crociera della sala ipostila centrale del mastio.

Oggi smilitarizzato e restituito alla pubblica fruibilità, è stato possibile visitarlo nelle sue parti principali restaurate.Il portale d'ingresso, la grande sala ipostila, la sue decorazioni e i segni lasciati dai lapicidi sulle sue pietre ci parlano di come manodopere locali, cistercensi, musulmane ed ebree siano convenute qui per lavorare armoniosamente insieme alla fabbrica del castello. Un'unione che riflette il rispetto di Federico verso le diverse etnie presenti nel suo impero per riuscire a trarne quanto di più utile e bello possibile. Ma molte di queste conoscenze sono ormai andate perdute e alcune domande sul maniero rimangono senza una risposta: cosa stanno ad identificare esattamente i simboli dei lapicidi? Perché la sala ipostila occupa un intero piano? Esisteva un secondo piano? A cosa serviva il cosiddetto "bagno della regina"? Lasciamo a voi l'onere e il piacere della ricerca.