Passeggiata archeologica a Megara Hyblaea

Il costante impegno di Nuova Acropoli Augusta nell’organizzare iniziative culturali per la riscoperta dei nostri tesori ci ha portato alla visita di Megara Hyblaea, una passeggiata archeologica che ha riunito un folto gruppo di persone interessate a questo gioiello dimenticato dai più.

Fondata nel 728 a.C. da coloni provenienti da Megara Nisea, la città ebbe il suo massimo splendore durante tutta l’età arcaica per iniziare poi un lento declino che sarebbe culminato nel 212 a. C. con la conquista romana di Siracusa.

Durante l’attività è stato possibile descrivere i resti dei principali monumenti i quali oggigiorno non risultano di facile lettura poiché gli scavi hanno messo in luce tutta una serie di sovrapposizioni di edifici che hanno più volte cambiato l’aspetto della città. La visita infatti è iniziata dall’agorà ellenistica che si delimita all’interno di quella arcaica ridimensionandola; antichi sacelli, templi e le prime stoà vengono abbattuti per costruirne di nuovi. Tra questi risulta degno di nota un santuario con ancora all’interno bacili fittili e nere pietre laviche, oggetti che dovevano servire per officiare i riti di culto. Continuando a passeggiare per le antiche vie dove un tempo sorgevano piccole e grandi case, botteghe di ceramisti e di fonditori di metallo che hanno fatto la fortuna di Megara, si incontrano i resti delle terme greche, del pritaneo, del ginnasio e dell’Heroon; le colonie infatti usualmente costruivano questo edificio in memoria dei propri eroi e fondatori, un luogo dove rendere sempre onore agli uomini che hanno dato la propria vita per il loro ideale e per il bene comune.

Ammirati i resti delle mura e delle porte di ingresso alla città, si è ripercorsa la via principale in direzione dell’agorà, poco distante da qui si trovano i resti di un tempietto ellenistico che ha chiuso la visita di questo angolo di Grecia in Sicilia. Il nostro ultimo pensiero va alla salvaguardia e alla valorizzazione di un sito che merita senza ombra di dubbio maggior rilievo di quanto ne abbia; non si deve dimenticare che siamo il frutto di queste genti, il frutto di una cultura che ha visto fiorire filosofi, strateghi, matematici e artisti che tanto hanno dato all’umanità intera.