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Tempio di Zeus Olimpico

È un luogo fortemente legato alle origini della città di Siracusa ed anche ai momenti salienti della sua storia, in particolar modo di quella greca.
Si tratta di un luogo sacro, dedicato al padre degli dei greci, Zeus, poi Giove per i Romani.
Il tempio costituiva l’elemento coagulante di quello che era un vero e proprio quartiere dal nome Polichne. Si trattava di un piccolo abitato suburbano (proàsteion); i Greci previdero quindi nuclei di sviluppo urbani non solo in Ortigia e sulla terraferma, costituendo i conosciuti 5 quartieri della Pentapoli, per cui Siracusa viene spesso denominata “Le Siracuse” Siracusae, ma anche centri suburbani, e un centro abitato in questo luogo importante per il controllo strategico del territorio.

Luogo presente nella mitologia greca in quanto è qui che viene collocato il ratto di Proserpina, figlia della dea Demetra, da parte di Plutone, dio degli Inferi. Il dio venne invano ostacolato dalla ninfa Ciane, poi trasformata in fiume ed alla quale viene dedicato un piccolo santuario, del quale si trova qualche testimonianza al Museo P. Orsi.

È qui inoltre che sarebbe giunto Eracle, in giro per il mondo nel compimento delle sue dodici fatiche con i buoi di Gerione. E proprio lui avrebbe dato inizio ad un culto dedicato a Demetra e Core, dee a lungo venerate a Siracusa (Piazza della Vittoria, Colle Temenite è proprio da queste parti).
Questo tempio è molto probabilmente legato all’origine della città. E' comunque stato innalzato dopo il tempio di Apollo (primi decenni del VI sec a.C.).
La sua arcaicità è indicata da vari indizi, ad esempio la notizia che la prima statua di Zeus qui conservata era in legno: prima dell’utilizzo della pietra vi era quello del legno nei templi e comunque, come sempre accade, per erigere un tempio si utilizza un luogo dove è già presente un culto: quindi questo luogo era molto probabilmente sacro già per le popolazioni presenti prima dell’arrivo dei Greci.

Oggi possiamo ammirare solo due colonne, che hanno ispirato molti viaggiatori ed artisti del '700 e dell’800, ma anche dei vedutisti tardoromantici colpiti dal panorama.
Sono stati naturalmente effettuati vari scavi, nel 1893, 1902 e 1953.
I primi due da Paolo Orsi (Rovereto 1959-1935) archeologo che dal 1890 fu soprintendente ai BBCC e al quale tanto deve la nostra città. Egli scavò qui nel 1893 e nel 1902 e annotò nei suoi appunti che il precedente scavo risaliva al 1839, a cura dell’Ing. Francesco Saverio Cavallari (Palermo 1809-1896), il quale però fu obbligato a ricoprire i resti messi a nudo. In quei 50 anni, dice Paolo Orsi, l’aratro passava ogni anno e le mandrie pascolavano liberamente là dove un giorno sorgeva la dimora ed il santuario del dio.
Orsi riportò alla luce le parti superstiti del tempio e ciò che restava dei resti architettonici e decorativi, con grande rammarico davanti alla secolare e persistente devastazione iniziata sin dai tempi dei Romani.